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vivere sanremo : festival della canzone italiana

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VIVERE SANREMO 2016

L’aspetto sociale/sociologico.

Parlare di Sanremo in una rivista letteraria equivale a leggere in chiave poetica quelli che sono i testi delle canzoni che, per quanto se ne possa dire, ‘non sono solo canzonette’, bensì testi poetici a tutti gli effetti, tanto per parafrasare proprio una canzone di successo che si pone ‘di traverso’ allo snobismo di quanti storgono il naso dei quali spesso leggiamo presunte composizioni liriche che di ‘lirico’ non hanno neppure l’afflato. Ciò dico senza necessariamente voler offendere alcuno, ci si dovrebbe chiedere quali altre opportunità si hanno d’incontrare così tanta gente in poche sere? Quanto tempo dedichiamo in queste grigie sere d’inverno ad ascoltare gli altri, se il più delle volte i ‘poeti’ (e non solo) se ne restano chiusi in se stessi o nelle loro ‘torri d’avorio’ (leggi retrobottega, cessi, stanze notturne ecc.) senza neppure uscire di casa?
Mi chiedo, quali sono oggigiorno le possibilità per noi ‘comunissimi mortali’ di prendere parte in diretta a una tale effusione di costume, di moda, di eleganza, di fascino femminile e maschile, di capacità creativa, di musica, musicisti e direttori d’orchestra ed altrettanti ‘ospiti’ per lo più talentuosi, come quella offerta dal Festival di Sanremo? C’è da rilevare un dato su tutti gli altri, la kermesse ha realizzato uno share del 50%, vale a dire che un italiano su due è stato davanti alla TV, vuoi per veder realizzati i propri sogni di sentirsi vivi, cosa che non accade davanti a un film o a una telenovela di cui si è partecipi passivi, ma solo davanti a una ‘diretta’ in cui tutto ‘accade’ davanti ai nostri occhi, il possibile e l’impossibile, secondo ciò che ci aspettiamo o, forse, che si realizzino i nostri desideri.
In quale altro luogo, ci si dovrebbe chiedere, si è partecipi della cultura offerta da tanta esplosione di musica, di testi strepitosi o anche ‘leggeri’ che pure talvolta ci permettono di re-suscitare i nostri sentimenti assopiti? Quali altri momenti ci offre la società di avvicinarci a tanta possibilità di contatto, di connessione, di discussione nel determinare il nostro profitto in una gara? Certo direte, per questo c’è il calcio e pochissimi altri sport, ma perché no la musica? Gli ascolti danno ragione a quella metà della popolazione, non solo italiana ma del mondo che ce lo chiede, altrimenti non potremmo andare in Eurovisione senza che ciò accada. Sta di fatto che la ‘musica’ come del resto l’arte, il cibo, la moda e tante altre forme, sono un riflesso della cultura di un popolo e di una società che, pur stando alle crisi economiche che ci assillano, alla fin fine ci permettono di sognare che pure va tenuto in conto, perché un popolo che non ‘sogna’ ha smesso di vivere già da un pezzo.
E allora, per favore, lasciateci almeno sognare, senza lanciarci addosso gli strali malefici della v.o negativo rapporto con la vita. Del resto ‘I cieli sono immensi’ canta Patti Pravo che, senza timore di sottrazione afferma che c’è posto per tutti, tutti coloro che sanno e si vogliono mettere in gioco. Almeno così diciamo essere ‘social’ che è poi la stessa cosa di essere presente in Facebook o in Twitter, l’uso di Skype o di WhatsApp e, come pur dice Rocco Hunt ‘Weik Up’, cioè ‘svegliatevi’ o, se preferite, ‘svegliamoci’, perché la vita non chiede solo sensazioni ma d’essere vissuta. Del resto se il Festival di Sanremo è giunto alla sua 66esima edizione avrà pure un significato, oppure no? Gli va comunque riconosciuta una aderenza alla ‘salute’ mentale degli italiani che, da sempre, chiedono alla cultura di toccare sì le cime più alte, ma anche di scendere a quel piano parallelo di leggerezza che dice sì al costrutto di una presentazione inequivocabile ma anche sì all’amichevole e sorniona quanto divertita benevolenza di un Carlo Conti alla conduzione.

La cornice:

È così che dismesso l’abito obsoleto della sagra paesana il Festival della Canzone Italiana sembra aver ritrovato, assieme al gusto della bella rappresentazione di sé cui ci aveva abituati in passato, il piacere della ‘festa’ organizzata nei particolari non trascurabili dell’eleganza nella moda, del fascino mai indiscreto dei corpi, dell’umanità affatto trascurabile di farsi partecipe dei problemi esistenziali, della cultura in senso di comunità, di emanazione creativa. Il tutto servito su una tavola imbandita pressoché d’ogni bene; illuminata in modo strabiliante con l’uso innovativo delle ultime tecnologie con l’uso della visual-art per le scenografie tutte di grande effetto; la cornice stessa del Teatro Ariston che ogni anno cerca, e ci riesce, a superare se stessa, grazie anche al lavoro delle molte maestranze che orbitano fuori scena e dietro le quinte e, nell’insieme, ed a tutta l’organizzazione che orbita nell’ambito del Festival della Canzone Italiana e alla città di Sanremo. Località balneare che, al di là delle aspettative della kermesse festivaliera, vale la pena di visitare insieme a tutto il golfo ligure costellato di numerosi luoghi d’arte e di bellezze paesaggistiche uniche che si commentano da sole.

Le canzoni / le poesie:

Si sa, talvolta sotto l’impianto schematizzato il risultato è scontato, sotto sotto rimane il dubbio dello zampino di un cartello di spartizione, ma che fa, in fondo noi italiani siamo fatti così (nel bene e nel male che sia), ma abbiamo sempre saputo riconoscere un’opera creativa per il suo giusto valore, e l’abbiamo premiata dentro o fuori dal contesto ufficiale nell’arte come nella musica. Volendo, si potrebbe anche definire il tutto come ‘un gioco effimero’ per quanto transitorio possiamo definire tutto ciò che facciamo, che pensiamo, che viene creato in musica e in poesia, tutto si ferma al momentaneo., a quell’attimo che prima o poi ci sfugge di mano. L’indomani del Festival molte delle canzoni ascoltate finiranno ben presto nel dimenticatoio, mentre altre raggiungeranno l’agognato ‘successo’, fino a quando? Fintanto che (ma solo alcune di esse) non entreranno in quell’osannato olimpo delle ‘evergreen’, per quanto in questi ultimi anni mi sembra di esserne lontani.
Lo hanno dimostrato quasi tutti i cantanti nella serata dedicata alle ‘cover’ con esempi di grande levatura, finanche con gli inserimenti rap che hanno, in un certo senso, avvalorato la validità di testi spesso indimenticabili d’appartenenza alla cultura della musica e della poesia italiana. Ed è così che, pur senza nulla togliere ad altre canzoni che toccano tematiche che definirei ‘impervie’, o almeno difficili per essere cantate in senso liberatorio, come ‘Introverso’ cantata da Chiara; ‘Nessun grado di separazione’ cantata da Francesca Michielin; ‘Finalmente piove’ di e con Valerio Scanu; ‘Blu’ cantata da Irene Fornaciari; ‘Il diluvio universale’ cantata da Annalisa; il presunto remake di ‘Ora o mai più’ della pur stimata Dolcenera; e quel ‘Semplicemente’ di Morgan del gruppo Blu Vertigo che ‘semplice’ non è, ma neppure altro; si può ben riconoscere ad altre una ‘parvenza’ di blanda socialità amichevole, come nel caso di ‘Infinite volte’ cantata da Lorenzo Fragola; ‘Mezzo respiro’ dei redivivi Dear Jack; ‘Odio le favole’ (peccato!) di E. Meta; la banale ‘Quando sono lontano’ cantata da Clementino; la carezzevole ‘Sogni e nostalgia’ nei toni di Neffa; nonché l’assolutamente inutile ‘Di me e di te’ degli Zero Assoluto, in tutti i sensi.
Diversamente potrebbe accadere invece a ‘Noi siamo infinito’ cantata da Alessio Bernabei; con ‘Il primo amore non si scorda mai’ di Enrico Ruggeri; ‘Guardando il cielo’ cantata da Arisa; ‘La borsa di una donna’ cantata da Noemi e non in ultimo, con la comicità spassionata che gli va riconosciuta, ‘Vincere l’Odio’ di Elio e le Storie Tese, dal contenuto tutt’altro che banale come si potrebbe pensare. Tra i giovani del Festival ho trovato particolarmente interessanti: ‘Cosa resterà’ cantato da Irama, rap sì ma almeno un tantino più originale di altri; ‘Mentre ti parlo’ cantata da Miele che a parità di merito meritava di essere scelta; nonché ‘N.E.G.R.A’ di Cecile; ‘Rinascerai’ cantato da Michele Leonardi; l’apprezzabile e valida ‘Dimentica’ cantata da Mahmood, e indubbiamente ’Amen’ cantato da F. Gabbani giunto ‘primo’ e che si è aggiudicato diversi importanti ‘premi’. Anche se, personalmente, darei per certa la vittoria a ‘Un giorno mi dirai’ eseguita dagli Stadio su testo di Curreri, veritiera e toccante, solo per il fatto che lo merità più d’ogni altra.

Decisamente strepitosi gli ‘ospiti’ autentici, ma ancor più quelli presunti, pantomimati da una strepitosa Virginia Raffaele, che hanno animate tutte le serate. In ordine abbiamo visto un Carlo Conti a volte incatramato dentro smoking ‘sciallati’ di dubbia eleganza; la co-presentatrice Madalina Ghenea raffigurata nel ‘calco’ in gesso di una bella statua; Gabriel Garko (l’ancora sex simbol) davvero impacciato nell’abito argentato della sua prima comunione; il fantasma di Enrico Ruggeri; la versione maschile di Paola e Chiara, cioè gli Zero Assoluto; il secchio e l’olivaro (come diciamo noi a Roma) nei panni di Giovanni Caccamo e Deorah Iurato interpreti non proprio male di ‘Via da qui’ di Sangiorgi; la Carmen Consoli in versione maschile nella voce di Lorenzo Fragola; quella pizza venuta male di Irene Fornaciari e la new-version di Arisa contro la sua ex-Arisa; nonché la sempre stupenda, stucchevole, stuccata Patti Pravo con la bellissima ‘Cieli Infiniti’.
Bravi, bravissimi tutti gli altri, cioè il pubblico che ha pagato, che ha partecipato e che ha profuso tutte le serate di parrucche ostinate, di maquillage esuberanti, di sorrisi avvincenti, di applausi calorosi, che ci hanno fatto sentire ‘a casa con gli amici’, per consumare insieme quel ‘panem et circensi’ che da sempre accomuna le genti “..un po’ per celia, un po’ per non morire”. Anche se qui per insieme s’intende, con gli amici degli amici, con gli ‘amici’ dell’inossidabile Maria, con gli amici di Carlo Conti, con i rispettivi saluti ai genitori, agli amici ‘vicini e lontani’ di buon ricordo. Insomma, se vogliamo con gli amici di sempre, quei cantanti che con le loro canzoni ogni volta ci alleggeriscono la vita, e tanto per parafrasare un eccellente ospite quale è stato Ezio Bosso “..la musica come la vita si può fare solo in un modo: insieme!”.
E stasera si replica … meditate buona gente, meditate!

Ospiti:
• Giuseppe Ottaviani
• Laura Pausini - Medley: Invece no/Strani amori/Vivimi, La solitudine, Simili (picco di telespettatori tra le 21:45 e le 22:15, 15 678 000 milioni)
• Aldo, Giovanni e Giacomo - Sketch: "Pdor"
• Elton John - Your Song, Sorry Seems to Be the Hardest Word e Blue Wonderful
• Maître Gims - Est-ce que tu m'aimes ?
• Kasia Smutniak e Anna Foglietta
• Salut Salon
• Eros Ramazzotti - Medley: Terra promessa/Una storia importante/Adesso tu/Più bella cosa, Rosa nata ieri
• Ezio Bosso - Following a bird
• Ellie Goulding - Love Me Like You Do e Army
• Nicole Kidman
• Nino Frassica - Monologo tratto dal documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi ed esibizione con A mare si gioca
• Antonino Cannavacciuolo
• Marc Hollogne
• Pooh - Medley: Dammi solo un minuto/Tanta voglia di lei/Piccola Katy/Noi due nel mondo e nell'anima/Pensiero/Chi fermerà la musica e Uomini soli
• Nicole Orlando
• Pino & gli anticorpi
• Hozier - Take Me to Church
• Miele - Mentre ti parlo
• Elisa - Medley: Luce (tramonti a nord est)/L'anima vola/Gli ostacoli del cuore e No Hero
• Rocco Papaleo e Alessandro Gassman
• J Balvin - Ginza
• Enrico Brignano - Monologo sui figli
E stasera:
• Lost Frequencies - Reality
• Renato Zero
• Cristina D'Avena
• Beppe Fiorello
• Roberto Bolle

Interventi di:
• Marta Zoboli e Gianluca De Angelis (duo comico di Zelig) - Sketch dei
"Coniugi Salamoia"
• Rocco Tanica in collegamento dalla sala stampa.

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